In piena pandemia, quando ancora l’emergenza coronavirus non è cessata, si riparte, lentamente e con circospezione e si sceglie di cominciare dalle librerie.
Dopo un mese di chiusura forzata, martedi 14 aprile 2020 le librerie riaprono al pubblico.
Stamattina mi sono svegliata ancora confusa.
Ieri sera una lunga chiacchierata (virtuale s’intende!) con altre colleghe libraie, siamo passate dalla cauta felicità, alla paura controllata, alle ovvie perplessità.
Stamattina poi, al risveglio, la risposta, un articolo di Vanessa Roghi su Il Manifesto dal titolo “L’ottimismo cosmico di Gianni Rodari” e ho capito.
Al di là dei motivi che hanno spinto i politici a fare questa scelta, che non voglio indagare e che qualcosa mi dice che non siano legati al “libro nutrimento dell’anima”, voglio credere che le librerie riaprono perché intorno ad esse c’è comunità.
E se c’è comunità, c’è speranza. E poi ci sono i bambini e le bambine, coloro che di questa speranza devono sentire la presenza nell’ aria che respirano, ancora chiusi tra le quattro mura di casa, lontani da compagni e compagne, maestre e abitudini.
Ed eccolo lì Gianni Rodari, tanti gli eventi in suo onore che si sarebbero dovuti tenere in questo che è l’anno del suo Centenario, l’anno rodariano. Speriamo si riescano a fare ancora tante cose fino al prossimo ottobre, intanto è l’autore più citato durante questa pandemia, nell’articolo di Vanessa Roghi che vi invito a leggere (https://ilmanifesto.it/lottimismo-cosmico-di-gianni-rodari/” ), il suo pensiero e la sua “chiarezza di sguardo” è declinata intorno a queste tre parole chiave: speranza, comunità, infanzia.
E allora ripartiamo da qui, da Gianni Rodari, dalla fantasia, dalla possibilità di immaginare tutto in modo diverso, dalla scuola, alla società, persino l’errore: «Certi errori possono essere utili strumenti per evocare certe realtà, magari per conoscerle meglio. Si può insegnare al bambino non solo a evitare l’errore, ma anche a capire che l’errore, spesso non sta nelle parole, ma nelle cose; che bisogna correggere i dettati, certo, ma bisogna soprattutto correggere il mondo».
E ripartiamo il 14 aprile 2020 il giorno in cui ricorrono 40 anni dalla morte di Gianni Rodari; riaprono le librerie, la porta di voltalacarta torna ad accogliere, smette di respingere e io ricorderò d’aver pensato un giorno, con le parole di Rodari:
“Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza”